architettura e anima

18 Ottobre 2018

Fin dai primi anni della mia formazione le costruzioni a basso impatto energetico e ambientale parevano svuotate del loro valore compositivo e prive di ogni poetica.

Gli immobili presi a riferimento, sia di piccola sia di media sia di grande scala, spesso venivano pensati senza alcuna relazione con il contesto, parevano somigliarsi tutti: forme compatte, grandi aperture finestrate a sud, sporti di gronda correttamente progettati.

Argomenti quali: la riduzione dei consumi, le prestazioni e le certificazioni energetiche, l’utilizzo di materiali naturali, le stratigrafie, l’analisi e la risoluzione dei ponti termici; sembravano rappresentare gli unici contenuti di progetto; tali pratiche e attenzioni progettuali, oggettivamente indispensabili, non erano e non sono sufficienti per dare all’architettura che si sta realizzando una propria anima.

Quando il professionista assume dogmaticamente questi valori e li applica in maniera impeccabile – ma asettica, resta nell’ambito dell’edilizia. L’architettura ha bisogno di tanto altro: di spazio, di luce, di gravità, di leggerezza, di empatia e di emozione.

Tutti noi, architetti e non, veniamo colpiti dai grandi capolavori della storia; di un edificio ben costruito e “animato” ci ricordiamo la meraviglia nell’averlo scoperto, guardato, attraversato e abitato. Nessuno di noi ne rammenta le stratigrafie delle murature che lo compongono o quanto lo stesso può essere virtuoso in termini di risparmio energetico.

Naturalemente affermo questo in maniera provocatoria, senza rinnegare gli anni della mia formazione e delle mie prime esperienze sul campo; il mondo ha però primariamente bisogno di bellezza e, appunto, di anima.

L’anima che il progettista deve ricercare e che il committente deve richiedere e ritrovare nel progetto che egli stesso ha affidato.

2 pensieri riguardo “architettura e anima”

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